Il luogo

“Sempre, questi posti dove è accaduto qualcosa di grave rimangono un po’ misteriosi”.
Marek Trizuljak, artista

Il parco dell’arte Altrememorie si sviluppa nei boschi della Val Saisera, dai Prati di Oitzinger verso il paese di Valbruna.

Un percorso di circa 3 km che comprende una parte dell’Alpe Adria trail e della pista di fondo Bassa Saisera, dai Prati di Oitzinger verso il paese di Valbruna.

Alcune opere sono state posizionate anche in altri luoghi significativi per la loro memoria storica (Drenchia, Tolmin, Stolvizza), gettando così le basi per un “Parco diffuso”: opere d’arte disseminate lungo i confini, vissuti come spazi di relazione e non di separazione.

Le installazioni sono immerse nella natura, quasi nascoste, come se per riuscire a scovarle si debba prima tacere, ascoltare, cercare. All’improvviso se ne avvista una, poi un’altra e un’altra ancora.

ARTE NEL PAESAGGIO – di Manuel Fanni Canelles

È dunque nel lavoro degli artisti invitati a partecipare al progetto che il comportamento site specific non può restare innocuo ma diventa – come in un processo maieutico – movimento, fatica, crisi, confronto, contemplazione, pratica di relazione.

Come scavando nel marmo del tempo e mantenendo nello stesso momento la delicatezza dello sguardo, gli artisti – attivando una relazione con la memoria del luogo e con quella degli abitanti – hanno abbracciato il territorio e costruito linee di pace, vi hanno soggiornato e l’hanno esplorato alla ricerca di tracce su cui costruire le trame del proprio lavoro, incontrando residenti, luoghi e percorsi, istituendo con esso forme di conoscenza e di scambio, evocando un delicato equilibrio tra il lungo tempo della pietra e quello rapido del pensiero.

Le installazioni sono quindi tracce ed elementi visivi che sembrano assumere l’atteggiamento riservato di chi presenta se stesso per la prima volta; sono indizi, segni appartati, sono sottili fuori-campo come se l’immagine del paesaggio nella sua interezza proiettasse – attraverso di essi – il desiderio al di là di ciò che essa dà a vedere nell’immediato.

Allora in questo senso possiamo affermare – estendendo la linea del pensiero – di essere di fronte al tentativo di rinnovare l’iconografia del paesaggio ma contemporaneamente allacciare l’archetipo della memoria all’utilizzo quotidiano del tempo.

Una volta organizzato il nostro punto di osservazione, siamo allora in grado di percepire i movimenti di un territorio vivo, le voci di un mondo organico, primitivo ma nello stesso tempo contemporaneo dove i suoni del conflitto si fondono con le grida dei bambini che giocano, i passi silenziosi degli artisti al lavoro con il respiro affannato del viaggiatore e la visione dello spazio diventa liquida e provvisoria.

I diversi gradi integrati di utilizzo del paesaggio rendono il processo di risignificazione un dialogo a più voci per cogliere le trasformazioni che attraversano e disegnano i territori, come sono e come potranno essere contribuendo a costruire un paesaggio narrativo, luogo del presente e del futuro. Nel nostro caso i sentieri – già impiegati ad esempio per le passeggiate, il lavoro, la caccia o lo sci di fondo – amplificano il proprio utilizzo trascinando lo spettatore fuori dalla cornice abituale dell’itinerario stabilito;

la molteplicità delle spazialità sposta il proprio sguardo oltre il valore intrinseco di Arte e Natura, storia e catarsi collettiva e si apre all’azione quotidiana, lo sport, il mestiere, il gioco, il riposo.

Tutto diventa moderno, le impronte del tempo riemergono e si genera un colloquio sotterraneo con la storia. Quella della residenza è stata la piattaforma che ha permesso agli artisti di verificare le proprie visioni in relazione al vissuto dei luoghi, permettendo alla popolazioni, di cultura e lingue diverse, di partecipare essa stessa all’azione creativa.

In questo contesto si è svolta l’azione creativa del progetto Altrememorie; le opere che siamo chiamati a scoprire sono, appunto, il frutto di questo articolato processo di collaborazione.

Ed è significativo che il metodo con cui l’idea si è realizzata sia stato proprio quello del lavoro collettivo. Questo termine, utilizzato in passato per fini di propaganda, rimanda in questo caso al concetto di impegno e responsabilità, fatica e servizio, che sono poi gli elementi con i quali si può costruire un processo di pace.